30 aprile 2008

IL NUOVO ATELIER DELLA PITTORA


.
E adesso, niente scuse.
Tocca mettersi a lavorare.
.

.


.

15 aprile 2008

YES, WE CAN!




.DELUSI DAI RISULTATI ELETTORALI?

NON TUTTO E' PERDUTO: ALLA COOP SI VINCE COMUNQUE.
VOTA IL PRESIDENTE ED I CONSIGLIERI DI ZONA!




VOTA ONWUTA!


30 marzo 2008

LEZIONI DI VITA


.
.
.
.ssenza parole
.

.

.

27 marzo 2008

DUE ITALIANI A BERLINO: CENNINI versus VEDOVA





.
I
A Cennino Cennini e alla pittura toscana del Trecento è dedicata una piccola mostra presso la Gemaldegalerie di Berlino. Cennino è il noto autore de Il libro dell'arte, summa delle tecniche pittoriche tramandate dalla tradizione medioevale ma anche importante testo teorico denso di suggestioni che anticipano il Rinascimento. Diverse citazioni (in tedesco) tratte dal testo sono illustrate da opere di Giotto, commovente Giotto, e poi Taddeo Gaddi, Agnolo Gaddi, Lippo Memmi e così via. E' messo in risalto il valore della perizia tecnica, appresa attraverso l'insegnamento dei Maestri tramandato dalla tradizione, affinata nella puntigliosa pratica quotidiana ed arricchita da quello che potremo chiamare, prendendo a prestito in modo blasfemo la terminologia duchampiana, "coefficiente personale d'arte": la fantasia e la creatività dell'artista.
:
II
Altra musica ci viene suonata da Emilio Vedova alla Berlinische Galerie.
Subito una altissima sala nel cui spazio bianco sono collocati i grandi Dischi dipinti, bianco-nero-grigio con variazioni di sbaffi gialli o rossi. Dischi dipinti sui due versi, vuoi appoggiati casualmente ai muri, vuoi pendenti pericolosamente dall'alto, alcuni disposti di taglio, altri di sbieco. Il trucco sta nel contesto spaziale, nell'allestimento e nel numero degli esemplari, nonchè nelle dimensioni degli stessi.
La pittura è subito riconoscibile: segni vigorosi, dinamici, aggressivi, il Vedova alla maniera di Vedova degli ultimi quarant'anni della sua vita.
Il personaggio si è rivelato sin dall'esordio dotato di talento ed energia. Bellissimi, nella sala successiva, i disegni degli anni Trenta, gli interni delle chiese veneziane piene di magia e di atmosfera, il tratto sicuro e nervoso, la luce guizzante e viva. Magnifica la facciata di San Moisè, baroccamente densa di statue e riccioli e nuvole e chiaroscuri.
Poi ecco il Nostro approdare a Roma negli anni Quaranta, con paesaggi di colli e rovine in salsa Mafai. Del periodo vissuto da partigiano la mostra non da conto.
Ma arrivano presto gli anni Cinquanta, s'impone il linguaggio dell'astrazione: e allora, composizioni geometriche di superfici bidimensionali racchiuse da spesse linee nere, memori di certo cubismo. Poi, negli anni Sessanta, le linee nere diventano convulsi segni sovrapposti, pennellate multidirezionali sbattute sulla tela con gesto forte ed aggressivo, con prevalenza di monocromi a volte interrotti dal rosso.
Ecco i Plurimi tridimensionali, violenti di forme sbreghi e colori, pioverci addosso dal soffitto o irrompere da pareti e pavimenti, a contenderci lo spazio.
Pittura muscolare e intemperante. Machista, forse. Ci si immagina facilmente il "Barabba" menar fendenti a destra e a manca, brandendo la pennellessa come uno spadone, mentre la lunga barba si agita al ritmo serrato del braccio. E, per estensione di metafora, vien da figurarselo intento a condurre con indomita energia tenzoni d'altra natura ma di consimili esiti, vittoriosi e devastanti, con madame veneziane, valchirie di Kassel, pallide ammiratrici berlinesi.
Nell'ultima saletta il poco convincente omaggio a Vedova di uno stanco Baselitz.
..
I. FANTASIE UND HANDWERK: CENNINO CENNINI UND DIE TRADITION DER TOSKANISCHEN MALEREI VON GIOTTO BIS LORENZO MONACO
Gemaldegalerie, fino al 13/4.
.
II. EMILIO VEDOVA: RETROSPEKTIVE
HOMMAGE A VEDOVA. ARBEITEN VON GEORG BASELITZ
Berlinische Galerie, Alten Jacobstrasse 124, fino al 20/4

.


.

15 marzo 2008

BANCHI DI NEBBIA, IV

Mettete un tot di personaggi assortiti sia per genere sessuale (ma con netta maggioranza femminile) che per altri aspetti del resto marginali, quali: estrazione sociale, levatura culturale, colore politico, colore dei capelli, numero di scarpe, attitudine al masochismo, tipo di stravacco sulla sedia, chi appoggiato sulla chiappa destra e chi sulla sinistra, chi a gambe accavallate e chi distese avanti oscenamente, eccetera eccetera.
Mettete un pomeriggio inconcludente di sbadigli, il cielo che imbruna nei finestroni, la notte che avanza, il dibattito che s'ingolfa, la mente che vacilla, il distinguo che infuria, la proposta che ritarda, l'orologio che corre. Mettete che alla fine, esausti come per tortura, i convenuti calino puntualmente le brache, occhei, purchè li lascino andare.


E' il Collegio dei Dementi, pardon, dei Docenti.


Di riunioni, negli italici istituti scolastici, se ne fanno parecchie, Consigli di classe, di Indirizzo, di Dipartimento, di Istituto. Coi genitori, con gli studenti, coi rappresentanti sindacali. Coi responsabili per la sicurezza, per la privacy, per il benessere, per le attività integrative. Commissioni e sottocommissioni che discutono dell'orario, della valutazione, delle gite scolastiche, dei laboratori, dei progetti, della continuità scolastica, dell'orientamento e bla bla bla.....
Ma niente è peggio del Collegio Docenti.
L'altro giorno, per esempio. Convocazione imprevista, ordine del giorno di un solo punto. Meno male. C'è da votare una delibera sui corsi di recupero (salvataggio a tutti i costi degli studenti inadempienti, deficenti, insipienti): devono concludersi entro aprile? entro maggio? entro la fine dell'anno scolastico? E vabbè, si discute, si dibatte, si ipotizza, si scrivono bozze, si leggono bozze, si propongono emendamenti, si chiama la votazione per alzata di mano, chi è contrario, chi si astiene. C'è sempre la collega che non ha capito, che era al cesso, che si è sbagliata, si rialza la mano, si rifà la conta e la controprova.
S'apre la porta e si affaccia uno stralunato studente perso per i corridoi in cerca del corso Trinity. Alla vista di noi, tutti insieme in un colpo solo, sbianca, come chi si trovi improvvisamente dentro un incubo, e richiude la porta in fretta mettendosi in salvo. Ma guarda che maleducato, s'indigna qualcuno, non ha nemmeno chiesto scusa, nemmeno salutato.
Il bello viene con le Varie ed Eventuali. Si sono verificati dei casi, dice la Dirigente con la faccia di quando è incazzata forte, non faccio nomi ma ci sono degli docenti che... gente che lascia copiare durante le verifiche, che dice le parolacce in classe, non faccio nomi ma c'è qualcuno che non compila il registro, ci sono alunni senza valutazioni, e i pacchi dei compiti buttati negli scatoloni. Le fascette, bisogna mettere le fascette! E giù una pippa che non finisce più, a muso duro.
Sta guardando me, mi convinco immotivatamente. Sta guardando me, pensa la collega seduta accanto, come mi confiderà più tardi. Sta guardando me, crede ogniuno di noi. Serpeggia qualche bisbiglio, qualcuno nelle file di dietro accenna il tipico gesto a dita raccolte e mano che oscilla su e giù: boh, ma di che parla, di chi parla, le ha dato di volta. Si sussurra qualche nome, corre il gossip demenzial-scolastico, filtra qualche indiscrezione. Per niente rassicurati, veniamo congedati con la minaccia di un controllo a tappeto dei registri.
L'affanno con cui dei professionisti adulti e vaccinati, nei giorni successivi, si affrettano a mettere in ordine il famigerato registro, riempiendo caselle, cancellando segnacci a matita, rimuovendo briciole di crackers, tamponando macchie di caffè, stirando le orecchie agli angoli, ha qualcosa di tenero, di commovente, di espiatorio. Più serietà, più impegno, più rigore, è il silente proposito.
Poi tutto ritorna nella noia.

.

9 marzo 2008

BANCHI DI NEBBIA, III

In prima c'è Maria la buffa. Approfittando di una breve interruzione per soffiarmi il naso ( causa raffreddore), se ne esce dicendo prof, ho scommesso con la Debora duemila euro.
Cavolo! e su cosa, su chi vince tra Hilary e Obama?
E chi sarebbero, chiede Giada l'ochetta, due del Grande Fratello?

2 marzo 2008

BANCHI DI NEBBIA, II





Ogni lunedì mattina sbarco dall'autobus lungo questo anonimo stradone, a questa fermata segnalata appena da un paletto giallo, in questa periferia della periferia del mondo. Ogni lunedì mattina mi sento straniera, anzi che dico: pendolare, quanto si può esserlo nel più profondo dell'animo, extracomunitaria di fatto dopo un viaggio in compagnia di cinesi a frotte post-comuniste, macedoni diretti ai cantieri della Bassa, pakistani in un piccolo misterioso drappello d'incerto destino, ed un poveraccio che dorme sdraiato di traverso sull'ultima fila di sedili. Approdo infine in fondo a queste venete lagune piena di sonno e con la nausea per i sobbalzi del mezzo male ammortizzato, e pensare che l'ultimo rettilineo di strada l'abbiamo fatto puntando dritto verso il sole che stava sorgendo, altro che nebbia: sol dell'avvenir che nemmeno il realismo socialista ne ha mai inventato uno così raggiante di speranze. Dai, che andiamo al bar a farci un caffè, dico alla collega sfigata pendolare come me. E si va a bere la tazzina di consolazione.


Se c'è un giorno che mi sta antipatico, cazzo, è il lunedì. Cinque ore di lezione in cinque classi diverse, più un'ora buca che fa sei, e sorveglianza all'intervallo, che neanche pisciare si può più. Doppiato il bancone dei bidelli, salita la scala, fatta una puntatina al cesso delle signore, entro nello stanzone che sarebbe la sala insegnati ma sembra un cimitero degli anni settanta, con tutti quei loculi in fila alle pareti ognuno con la sua targhetta, Professor TaldeiTali, professoressa Tizia Caia: requiescant in pace, amen. Qualcuno s'è appeso alla chiave un pupazzetto di peluche , così il loculo sembra quello di un bambino come se ne vedono in tivvù dopo qualche fatto di sangue, Cogne o Gravina di Puglia, che ne sò.


Mi girano già le palle a mille. Butto l'occhio sul tatzebao dei colleghi di Cielle: ogni mese, sotto il titolo Out-of-the-window (!), appare una citazione tratta da qualche opuscolo circolante in parrocchia, qualche libretto del dongiussanipensiero, o magari pescata sull' internet (meraviglie della scienza e della tecnica), banalità del tipo "non ci sono più le mezze stagioni", seguite da sette otto firme di attivisti. Nella citazione di oggi si parla di lavoro che deve essere fatto bene, non per il guadagno ma per il piacere, si parla di un falegname che fa andare la pialla, di una sedia che sta in piedi sulle sue gambe, di cattedrali gotiche che stanno in piedi anche loro, e poi suona la campanella e mi risparmio la fine, che ci scommetto blatera di grandi valori e compagnia bella.


Sono le otto, cari miei. Indosso la mia faccia da insegnante allegra. Si, perchè ho letto sul giornale una statistica: la maggior parte degli adolescenti pensa che i docenti siano dei poveri sfigati depressi, ergo la cultura, il sapere, sono roba triste, da frustrati, e allora perchè studiare? Buongiorno ragazze, come state, tutto a posto? Eccoci qua, passata bene la domenica? E giù con l'entusiasmo, voce squillante e sorriso smagliante, misurando a grandi falcate lo stretto corridoio tra cattedra e banchi, falcate piene di energia positiva e determinazione, come di chi sa bene: a) chi è, e b) che cosa ci sta a fare qui. Non è meraviglisoso? L'ho visto fare al cinema. Lì, funzionava.


22 febbraio 2008

BANCHI DI NEBBIA, I

Da quando nel microcosmo femminile della seconda A sono entrati tre maschi, peraltro bellocci, transfughi da indirizzi di studio più impegnativi, le mie alunne sono in fibrillazione. Si sono tinte i capelli tutte quante.
Arrivano truccate e pimpanti sfoggiando inedite mise. All'inizio dell'ora di lezione la classe è vociante, come sempre: rumore di libri che si aprono, di sedie smosse, risatine. Una vaghezza di ormoni in ebollizione aleggia nell'aria. La ragazza del secondo banco nasconde la bocca con la mano mentre mormora qualcosa alla sua compagna. Che c'è Anna - chiedo - mi sembri un pò agitata. Vuole sapere dov'è il punto G - spiattella maliziosa la sua vicina.
Nuove risatine, e arrossir di guance, spero non anche le mie.
Strategia diversiva. Chiedi all'insegnante di Scienze, che è più competente per queste cose - suggerisco perfida.
Anna e la collega di Scienze sono entrambe attiviste di Cielle: che se la vedano un pò tra loro, se è vero, come affermano, che nella Comunità travano risposta a tutte le domande della vita. Ecchecaspita.
Alla lezione successiva m'informo: allora Anna, hai saputo dov'è il punto G? (Un fruscio discreto annuncia l'immediato drizzarsi di 40 antenne). Ehm, veramente no - risponde.
Non preoccuparti carina, nessuno sa dov'è, nè ci sono prove della sua esistenza: è una questione di fede!

20 giugno 2007

BIENNALE DANZA - THE ART OF SEDUCTION



E' più facile scrivere per parlar male che per dire bene, quindi sarò breve. Lo spettacolo di ieri sera alle Tese delle Vergini mi ha, almeno, divertito, nonostante qualche lungaggine.
Difficile classificare il genere: danza, teatro, mimica, canto, chissà. Ad una spettatrice nata nel secolo scorso come me non resta che constatare che ormai è inutile parlare di generi, la commistione e la trasversalità vanno per la maggiore. A volte, meno male, con ironia.
LIQUID LOFT - CHRIS HARING
The art of Seduction - Posing Project B

16 giugno 2007

VENEZIA BIENNALE DANZA



I
Star seduti al buio per un’ora a guardare un tarantolato che si rotola sul palcoscenico: non c’è dubbio, siamo ad uno spettacolo della Biennale Danza!
Nella generale perplessità dei convenuti, l’ artista giapponese con lunga parrucca rossa e braghesse sbrindellate mette in scena lo spettacolo del pleistocene prossimo venturo, di una post-umanità orfana di stazione eretta, di linguaggio e di socialità, sesso compreso. Il povero uomo-bestia si contorce, si trascina, sbatte le braccia, prova a muovere qualche passo sui piedi malfermi come moncherini, emette suoni inarticolati e gutturali, qualche volta ansima, o russa, prigioniero di un cerchio rosso. Gli acuti e lo sfinimento di un violino fanno da contrappunto all’inutile dibattersi.
Di fronte a tanta sofferenza vien da invocare la pietà di un gesto di eutanasia. Tormento, spasimo, flaggellazione, paura, impotenza, demenza...: c’è tutto il campionario adorniano dei mali del mondo. Perciò dichiariamo che non solo l’Arte è in lutto, ma anche la Danza.

Kaiji Moriyama
THE VELVET SUITE


II
Alle dieci de la noche tutti in fila come scolaretti alle Tese delle Vergini per la performance, che si annuncia ELETTRIZZANTE, dell’altro esponente dell’avanguardia giapponese, Fuyuki Yamakawa.
Costui è un bellissimo extraterrestre esile e grafico come un personaggio della manga, grandi occhi stilizzati e lunghissimi capelli neri che si muovono da soli, come indifferenti alla forza di gravità. Tutto ha inizio con battiti cardiaci amplificati e lampadine intermittenti, prosegue con vocalismi arcani, tubi al neon, scariche elettriche in un crescendo continuo. Fa la sua comparsa la spogliarellista underground in maschera da marziana con tanto di antenne, ed un vistoso dildo pencolante sul davanti degli slippini di lattex rosso. Anche questa femme fatale è piuttosto elettrica con tutti quei fili e quelle luci epilettiche e quei bip bip. Cosa vedo intanto sullo schermo gigante? Una operazione di plastica al seno, condotta a forza di piè di porco e camere d’aria infilate con violenza, che persino un gommista sarebbe capace di maggior delicatezza. Ma aspettate che viene il bello! Il bello è una evirazione chirurgica, cioè taglio del pisello. La vicenda, che è meglio non raccontare, si conclude in mezzo al sangue con il TOC secco del salsicciotto che cade nel bidone dei rifiuti. Oh, fine metafora!
Ma non c’è pace nelle notti veneziane. Riprende con sempre maggior parossismo l’agitarsi del performer, accompagnato sullo schermo di cui sopra da scene di maremoto e distruzione, ed ecco che torna la spogliarellista, stavolta in maschera piumata da gallina o angelo non si sa, e via che comincia a spogliarsi per davvero! Fino a rimanere nuda con soltanto due lucine rosse intermittenti sui capezzoli ed un’altra sulla sorca, che intanto si preoccupa di farci ammirare da molteplici punti di vista, nella danza sempre più forsennata.
Sarà anche avanguardia, ma sempre là si va a cadere: tette e figa, mai che a spogliarsi sia il bel ragazzo.
Alla fine il pubblico maschile applaude con calore.

Fuyuki Yamakawa
SPONTANEUS CORE